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Miró, Joan.

Pittore e scultore spagnolo. Frequentò la Scuola di belle arti di F. Galí a Barcellona, formandosi artisticamente con M. Urgell e J. Pasco. Fu in seguito incoraggiato dal gallerista Dalmau e fortemente stimolato dall'incontro con F. Picabia. Le sue prime opere furono alcune nature morte e l'autoritratto (1916) di influenza fauvista, che nel 1918 furono esposte alla sua prima personale a Barcellona. Nel 1919 abbandonò la Spagna per Parigi, interessandosi vivamente al gruppo Dada (Nudo allo specchio, 1919; Vigne e oliveti). Al 1921 risalgono la Fattoria e la prima personale parigina. Dall'incontro con Masson, Bréton, Eluard, maturò la sua adesione al Surrealismo (Il carnevale di Arlecchino, 1924; Terra amata): nel 1924 fu uno dei firmatari del manifesto surrealista e, nel 1925, partecipò alla prima esposizione del Movimento. Nel 1926 collaborò con Max Ernst agli scenari di Romeo e Giulietta per i Balletti russi. Nel 1928, di ritorno da un soggiorno olandese, dipinse la serie degli Interni e poi molti collages con combinazioni materiche estremamente audaci, anche rispetto ai collages di altri surrealisti. Del 1929 è una serie di ritratti, reinterpretati da quadri di grandi maestri del passato. L'anno successivo allestì la prima personale a New York ed eseguì alcune litografie per L'albero dei viaggiatori di Tzara. Seguirono i pastelli del 1934, il cosiddetto "periodo selvaggio". Durante la Guerra civile in Spagna, creò il manifesto Aiutate la Spagna (1940), estremamente efficace. Stabilitosi a Palma di Maiorca, negli anni Quaranta si dedicò alla serie delle costellazioni, alle litografie della serie Barcellona e alle prime ceramiche. Alla fine della guerra nacque la serie delle Donne e uccelli nella notte. Ricordiamo inoltre il dipinto murale per l'università di Harvard (1952); i due muri in ceramica per il Palazzo dell'Unesco a Parigi (1958); le 80 acqueforti con cui illustrò A tutta prova di Eluard; la serie delle incisioni su rame intitolata I giganti. Le opere dell'ultimo periodo sono caratterizzate da una più forte violenza espressiva, e da un'accentuazione di una certa brutalità grafica: Il disco rosso (1960), La lezione di sci (1966). M. ricevette moltissimi riconoscimenti, fra cui il Premio per l'incisione alla Biennale di Venezia (1958) e il premio Guggheneim per le decorazioni in ceramica eseguite per l'Unesco (1960). L'originalità dell'arte di M. è riscontrabile in particolare nella sua personale interpretazione del Surrealismo in chiave fiabesca, lirica, lontana dall'automatismo creativo proposto dal Movimento. M. avvertì più l'esigenza di trasporre nelle sue figure le immagini celate nel inconscio, piuttosto che offrire una reinterpretazione della natura. Gli influssi di Picasso, Kandinsky, Klee, pur avendo indubbiamente contribuito alla maturazione artistica di M., furono rielaborati in percorsi fantastici in cui linee, spazi, forme, colori si compenetrano con ritmi a volte gioiosi, a volte inquietanti (Montroig, Barcellona 1893 - Majorca 1983).
Joan Miró: “Libellula con ali rosse...”